a Chieti 2008
Riprendendo la strada si S. Maria Mater
Domini, si giunge alla Via de Lollis, la si
percorre a sinistra in discesa fino a Via
Arniense, si continua poi a sinistra, sempre
in discesa e a circa una trentina di metri
si arriva alla Chiesa di S. Antonio Abate.
Questa chiesa ha una chiara origine
Medievale anche se pressoché interamente
rimaneggiata nella prima metà del secolo
scorso. La chiesa non conserva di antico se
non il Portale dell'ingresso principale che fu eseguito nel 1375 da un maestro Teatino,
tal Angelo di Pietro e che ripete in forme
rozze. ma mosse e impetuose, lo schema del
Portale della Chiesa di Santa Maria alla
Civitella. Nel 1575 l'ordine Ospedaliero
degli Antoniani divenne (Francia) titolare
della chiesa e fecero erigere appunto il
portale al maestro Di Pietro, come si legge
sull'iscrizione sull'architrave. Nel 1634,
l'Arcivescovo Antonio Santacroce innalzerà
la chiesa a sede parrocchiale, insieme a
quella di Sant'Agata e quella della SS.
Trinità. Nel 1732 il censimento della
Parrocchia conta 2064 anime distribuite |
Chieti
- Chiesa di Sant'Antonio, portale |
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in 394 famiglie.
Nel 1740 si costruisce il campanile a opera della
Confraternita di Sant'Antonio, essendo nel frattempo sparito
l'Ordine Ospedaliero degli Antoniani di Vienne. Nel 1776 la
chiesa passa all'Ordine Costantiniano di S. Giorgio.
Nel 1805 l'ebanista Francesco Antonio Fasoli, realizza la
porta principale d'ingresso. Nel 1806 la chiesa viene
restaurata
integralmente. Nel 1855, la chiesa è sottoposta a nuovi
lavori di restauro nella volta e nella facciata. Nel 1893,
il 23 aprile, la chiesa è finalmente riaperta al culto. Le
ricorrenze e le funzioni sacre cadono il 17 gennaio di ogni
anno, giorno appunto, della Festività in onore di
Sant'Antonio Abate. La facciata come detto è di Stile Tardo
Neoclassico con quel monumentale portale scolpito dal Di
Pietro in forme Gotiche e con colonnine intagliate, coronate
poi dal timpano. All'interno è costituita da un'unica navata
con relativo Presbitero e con Altari inseriti nella Travata
Ritmica. Le strutture portanti sono sottolineate da
semicolonne binate che danno all'aula una fisionomia di
derivazione Vanvitelliana. La Volta e le Navate sono a botte
con stucchi della
metà del Secolo XIX. C'è una Cappella, quella di S. Anna con
Pala di chiara scuola napoletana del XVIII secolo, quella
del SS. Sacramento, composta da una tela dipinta nel 1901
dal pittore napoletano Acerte Campioni e infine quella del
SS. Rosario con quadro di Enrico Marchiani, figlio del più
famoso Francesco Paolo. Del Presbitero è degno di attenzione
la parte intarsiata proveniente dal vicino Palazzo de
Lellis.Infine merita una menzione la Cappella
dell'Addolorata. La tela è di scuola napoletana del secolo
XVIII, quella dell'Immacolata composta da una modesta tela
moderna e infine quella di Sant'Antonio con Pala di scuola
napoletana risalente anch'essa al secolo XVII. Fuori, ad una
attenta osservazione, sull'architrave si può leggere la
scritta : ANNO MILLENO CENTENO CVM QUINTO SEPTUAGENO FUIT
OPERE PLENO - HOC OPUS FECIT FIERI FRATER ANGELUS MANNI
PRAEFECTUS THEAT ORDINIS VIENNESIS - MAGISTER PETRUS ANGELUS
- VOCATUR QUI HOC OPUS FELICITA DEO BENEDICTAS AREN.
L'epigrafe è a destra e a sinistra dell'architrave divisa in
due parti; il nome dell'artista è scolpito su una sola linea.
Lato sinistro
Lato destro
Quindi sulla data
di edificazione della chiesa non vi sono dubbi in quanto
essa appare anche nell'iscrizione. Nello spazio della
lunetta dell'arco, che è a sesto acuto, esisteva un affresco,
oggi purtroppo cancellato e sostituito da quello nel
riquadro sotto. Nella fotografia
dell'affresco
originale esistente, con una lente a forte ingrandimento, si
distingue a malapena la testa della Madonna. Di tale
addresco gli storici locali non parlano. Nella chiesa sono
conservati diversi oggetti d'arte sacra. C'è un Ostensorio
d'argento con piede di rame dorato risalente al secolo XVII.
La sfera, con capsula di tipo cinquecentesco su cui ci sono
impressi rilievi di Cherubini, è circondata da raggi piatti
a punta e a fiamma alternati. L'altezza risulta di 0,54
metri. E' presente un altro Ostensorio d'argento di oreficeria napoletana, secolo XVIII la cui sfera si innesta
nella simbolica fiamma di Sant'Antonio Abate, prodotta in
argento dorato e posato su di un libro. Nella parte
posteriore della sfera è più volte impresso il marchio NAP.
L'oggetto è alto 0.71 metri. Esistealtresì un piatto per la
questua in ottone sbalzato. Il lavoro è di arte
Tedesca-Tirolese riferibile al XVIII secolo. Nel centro, in
rilievo, una grande rosa con foglie disposte a girandola. Il
diametro del piatto è 0,45 metri. E' conservata anche una
Pianeta in pura seta cordonata azzurrina, tessuta con motivi
di fogliame, stilizzata, a fili bianchi e d'oro e costole
rosate del secolo XVII. Due Tonacelle in seta azzurra
cordonata, tessuta con motivi di fiori lilla e rossastro con
fogliame verde e screzi d'argento del XVII secolo. E'
presente una bellissima statua della Madonna Addolorata,
vestita di stoffa con la testa e le mani scolpite in legno e
poi tinteggiate. Grandezza pressoché
naturale. Le
parti lignee, particolarmente la testa, ispirati a
particolari pittorici del '700, sono lavori di bottega
napoletana, riferibili al secolo XVIII. La statua di
Sant'Antonio Abate è vestita di stoffa e anch'essa ha la
testa e la meni scolpiti in legno tinteggiato. Le parti in
legno, scolpiti con rara finezza, sono di bottega napoletana
della prima metà del secolo XIX. Ci sono altre statue
minori,come quella di un angelo che trafigge un drago e una
statua di una santa, vestita di bianco con ricami in oro,
dormiente all'interno di una urna trasparente.
Sull'urna è scritto a mano, su un foglio di quaderno, la
supplica per i ladri di opere sacre, di restituire il
recente "maltolto". Questo è una piaga di oggi, i ladri
rubano dappertutto e qualsiasi cosa che poi tentano di rivendere nei mercatini rionali.
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