a Chieti 2008
Amarcod
Chieti - Una Città che si trasforma
Quell'anno, l'otto marzo del 1869, nella
tornata straordinaria, nel Consiglio
Comunale si ritornò a parlare
dell'allargamento e dell'ampliamento del
Corso ed il consigliere sig De Attiliis,
lesse la relazione della commissione. Essa
fu fieramente osteggiata dal consigliere
Mezzanotte, che sostenne la posizione della
città, posta sopra un fragile masso di
antiche ruine, non permette lo sbancamento
della Piazza Grande (il
progetto di allargamento del Corso risaliva
ad una deliberazione del Decurionato del
1850),
come si è progettato, attesochè, di fronte
alla Chiesa di S. Francesco verrebbe a
trovarsi, con disdicevole presenza, la
gradinata proveniente dalla suddetta piazza.
In oltre la situazione finanziaria del
Comune, non permette eseguirsi opere
grandiose, attesochè i prezzi ritenuti nel
progetto sono immaginari, mentre il costo
reale ascenderà ad oltre un quintuplo. Il
consigliere sig. Peripoli appoggiò la
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Chieti
-Tricalle
chiesa di Santa Maria, restauro |
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relazione, mentrre il consigliere sig.
Carusi, propose di sospendere la discussione rimettendo ad
altri studi, tutta la linea e i progetti esistenti. Infine
fu approvato il seguente ordine del giorno con voti 4 contro
voti 9: "
Il consiglio confermando le deliberazioni,
rese nel 9 maggio 1863, in ordine alla linea del Corso, dal
Largo della Trinità alla Piazzetta, e autorizza la Giunta a
farne dichiarare l'ultimo tratto di pubblica utilità,
invitandola, perchè siano fatti nuovi studi sul suo migliore
andamento e sul vero costo dell'opera e proposti i lavori di
coordinamento di S. Francesco a Piazza Grande, per evtare la
Gradinata risultante dall'attuazione del progetto in esame.
Riseva di provvedere ai fondi in altra epoca"
LE PORTE DI
CHIETI
Resti
dei fornici in muratura su cui era impostata
parte della cavea. Sulla sinistra sono
visibili gli stipiti della abbattuta Porta
Napoli |
Chieti rimase fortificata e cinta di mura
fino al 1557, nel quale anno fu fatto
smantellare da Ascanio della Cornia, Maestro
di Campo dell'Abruzzo, Generale di Filippo
II, nella guerra de Tronto, quando per di là
penetrò nel Regno di Napoli, il Duca di Ghisa,
Generale di Eurico II re di Francia. Tanto
eseguì il Della Cornia per togliere ai
nemici, in caso l'avessero persa,
l'opportunità di farvi una piazza d'armi.
Con i materiali risultanti, dal diroccamento,
furono costruiti dei Bastioni e di due di
essi v'è traccia oggi, nell'orto dell'ex
Convento dei Cappuccini ed uno in quello del
Conservatorio di S. Maddalena. Oltre alle
mura della città furono distrutte le Porte e
con esse disparvero i monumenti e le
iscrizioni della veneranda antichità. |
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Il
PORTONE SAN NICOLA
fu tolto per dare luogo all'allineamento e
all'ingrandimento del Corso, la natura di questa porta era
simile a quella che è a fianco della Chiesetta di S. Lucia;
entrambe dello stesso ordine architettonico. Esisteva, un
tempo l'altra porta, detta
PORTA SAN ANDREA,
situata sicuramente da presso alla chiesa
della Trinità dei Pellegrini anche se di essa non si fa
menzione nell'instrumento di possesso e del giuramento di
Monsignor Vulpiano Vulpio, 14° Arcivescovo e Conte di Chieti,
rogato il 13 dicembre del 1609, da Notaio Gio Cola Lupo. Dal
lato nord vicino ai ruderi del Vetusto Teatro, di
costruzione laterizia, era
PORTA NUOVA o PORTA NAPOLI,
la quale
fù prima denominata
REGALE
dall'ingresso solenne, che nel 1438 vi fece Alfonso I
d'Aragona, dopo che ebbe sconfitto Renato d'Angiò, Conte di
Provenza e Giannantonio Caldora, Duca di Bari, suo Generale.
Vi entrò pure Ferdinando I d'Aragona il 24 ottobre 1364,
accompagnato dal nobile uomo Benedetto di Bolsano,
luogotenente del Protonotario del Regno, Onorato Gaetani che
fu conte di Fondi e di Triventi. Questa porta che crdesi sia
stata presso l'attuale strada dei Saponari, ricorda più di
un'epoca tristissima. Nel 14 gennaio 1499 il Re Federico
d'Aragona entrò processionalmente nella
PORTA S.
CATERINA.
Si ignora
l'oggetto della sua venuta a Chieti, ove restò per 15 giorni.
Nell'angolo della grande Piazza Vittorio Emanuele II, dove
si innalzavano i maestosi 3 archi, era un tempo una porta
chiamata
PORTA
ZUNICA,
forse nel nome del vicerè. Sopra questa porta vi era una
lapide del dotto Raimondo Guarini co la scritta:
D.M.S
L.
CAESIO L.E. MARCELLO LAV
RENTI LAVUNATIUM P.C. TEATIN
ORUM L. CAESIUS PROCULUS
SEN F. DULCISSIMO B.M.F.
Altre porte
furono abbattute, quella di
S.M.
MATER DOMINI
per eseguire la sistemazione della nuova strada orientale,
quella di
S.M. SANPIETRO
per dar luogo alla spianata presso la chiesa,
oggi ridotta a
caserma, e l'atra
PORTA S.
ANNA
nell'ottobre del
1860 o poco prima, per rimuovere l'informe e cadente
muraglia di cui era formata e preparare in degno modo le
accoglienze lietissime all'aspettato re d'Italia, il quale,
assiso sul suo bianco cavallo veniva, redentor della patria
a compiere l'indipendenza e l'unità nazionale il 18 dello
stesso ottobre.
PORTA PESCARA
Solo una porta oggi rimane ancora in piedi
ed è PORTA PESCARA. Fu costruita nel 1797,
essendo Camerlengo della città il barone
Francesco Farina, solerte promotore delle
opere pubbliche. Vi è ancora l'iscrizione
lapidaria appostavi su e l'orologio, ossia
quello che ne resta, un quadrante e si
ignora se dento vi sia ancora la macchina
che muoveva le lancette. Certo è che
l'orologio è immobile e muto da tantissimi
anni. Esisteva poi una porta denominata
PORTA BUCCIAJA, ma dove fosse o dove
sia tutt'ora non è dato sapere (l'Aterno
19 - 08 - 1869
). Dal libro: "Il
Diario Di Chieti 1869 - L. Orlando - Cassa
di Risparmio delle Provincie di Chieti"
-
raccolte di giornali locali. |
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