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L'Aquila  - Un giorno d'estate la visitammoright

in Abruzzo - 2004

Aquila 31 Luglio 2004

Fontana delle 99 cannelle dell'Aquila
 


Di ritorno da una gita sulla Majella ci siamo fermati all'Aquila per ammirarne e fotografarne le bellezze della città storica. Prima tappa alla fontana più famosa d'Abruzzo: quella delle 99 cannelle. La fontana, anticamente era detta Fonte della Rivera, ed è annoverata fra le più antiche dell'Aquila e si trova nel Rione della Rivera nella parte bassa della città antica, presso il fiume Aterno. Autorevoli autori ritengono che sia stata edificata nel 1272 dal maestro Tancredi di Pentima (att. Corfinio) per volere del Governatore di L'Aquila Luchesino da Aleta. Tali notizie si deducono da una lapide scolpita sul fronte del Monumento riportata dal Mariani: URBS NOVA, FONTE NOVO VETERI QUOQUE FLUMINE GAUDENT HOC OPUS EGREGIUM QUI CERNIT AD OMNIA LAUDENT NON MIRERIS OPUS OPERIS MIRARE PATRONOS QUOS LABOR ET PROBITAS AQUILAE FACIT ESSE COLONOS GENTE FLORENTINUS ALETA PROBUS LUCHESINUS FONTIS OPUS CLARIS FECIT AEDIFICARI REGIUS HIC RECTOR AQUILAM DOTAVIT HONORE HAEC NIMIS ACCREVIT EIUS FACIENTE FAVORE ANNO DOMINI MCCLXXII MAGISTER TANCREDUS DE PENTOMA DE VALVA FECIT HOC OPUS Sotto la lapide vi sono due date 1744 e 1871 che probabilmente si riferiscono a due interventi di restauro. La Fontana ha una pianta a forma di U posta in una piazzetta trapezoidale ed è costituita da tre vasche doppie che raccolgono l'acqua proveniente da 99 mascheroni . La Fontana che oggi vediamo è il risultato di numerosi interventi subiti nel tempo che ne hanno modificato l'originario aspetto. Fregio e cornice con gocciolatoio, hanno un paramento in pietra squadrata a due colori alternati: bianco e rosso, come la pietra  usata per la chiesa di S. Maria di Collemaggio e i mascheroni sono alternati a formelle con rosoni. Delle vasche inferiori, anticamente destinate a lavatoi, quella centrale ha un parapetto con semipilastrini ottagonali.

 

Lapide scolpita

 

Le 99 cannelle

 

Particolare

 

 

Lato sinistro della fontana

 

L'elevato numero di fontane presenti nella città dell'Aquila è riconducibile alla leggenda del numero 99. A L'Aquila tutto è novantanove: le chiese, le piazze, le fontane. Il legame cabalistico ha radici ignote. La spiegazione è stata associata con la fondazione della città, quando Federico impose di distruggere tutti i castelli sparpagliati del contado e riunirli in un unico centro; ogni contado (appunto 99) doveva costruirvi una chiesa, una fontana ecc. Le fontane da lei citate sono invece si epoca più o meno recente: La fontana luminosa fu realizzata

 

 

 

 

fra il 1930 e il 1935 da Nicola d'Antino. I due floridi nudi femminili sostengono la tradizionale conca abruzzese. E' detta luminosa perchè fu tra le prime in Italia ad avere un dispositivo che
permetteva di creare giochi di luci dai colori dell'arcobaleno sulle acque cadenti. La fontana del Nettuno ha effettivamente un strana collocazione in un città notoriamente montana. La costruzione risale a circa cento anni fa e, senza voler sembrare esoterico, sussitono diversi simbolismi sia sulla pavimentazione con un perfetto pentacolo, sia sulle pietre bianco-rosa sul
paretone che richiamano lo stile di Santa Maria di Collemaggio e delle 99 Cannelle. Stesso discorso vale per le coeve fontane di Piazza Duomo (opera dello stesso d'Antino) con due nudi maschili che poggiano su quattro delfini. Una pietra con due delfini ai lati di un'aquila è posta sopra uno dei monumenti cinquecenteschi del centro storico, ex sede governativa, come a simboleggiare un Aquila regina dei mari.

 

Fontana del Nettuno
 

Le operazioni di ristrutturazione della Città iniziate nel 1860 portarono alla realizzazione, a capo di Corso Vittorio Emanuele, di una nuova Piazza cui si diede il nome di "Margherita" in onore dell'annunciata visita dei Sovrani. Come elemento decorativo della nuova Piazza, dove sarebbe stata collocata una Fontana, si decise di utilizzare l'antica facciata della Chiesa di S. Francesco a Palazzo demolita nel 1876. I lavori, iniziati nel 1880, terminarono nel gennaio del 1881 e nell'aprile dello stesso anno venne realizzato un giardino. La Fontana del Nettuno, con il suo apparato idrico, è posta al centro di un fronte lungo quaranta metri ed alto diciotto. Su un parapetto in pietra rosa, al centro della facciata è inserito un grande stemma della Città con alla base la data di costruzione: ANNO. MDCCCLXXXI. Ai lati dello stemma sei piccole guglie culminanti ciascuna con una sfera concludono in alto la facciata. Sotto il parapetto si trova un cornicione aggettante posto su di un alto fregio realizzato alternativamente in pietre bianche e rosa. Il prospetto è scandito da sei lesene, di ordine dorico con basi e capitelli, che suddividono la superficie in cinque parti. Nello spazio centrale, destinato alla fontana vera e propria, in

 

 

 una grande nicchia è collocata la statua del Nettuno, realizzata in terracotta dipinta di color verde a simulazione del bronzo antico. La statua poggia su di una roccia posta su una conchiglia ancorata al muro e sospesa sulla grande vasca trilobata in pietra. Il Nettuno, con perizoma e mantello, tiene nella mano destra un tridente e, in prossimità del piede sinistro, spunta il muso di un delfino. Ai lati estremi della facciata si trovano due portali architravati sormontati ciascuno da una finestra rettangolare. I portali immettono in un ampio locale situato dietro la Fontana. Il monumento è stato restaurato nel 1989-1991 dalla Ditta D'Angelo Nestore su progetto della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici de L'Aquila.

 

 

Fontana di Piazza Duomo a piè di Piazza nota anche come Fonte Vecchia di L'Aquila
 


Lunga ed incerta è la storia delle due Fontane gemelle di Piazza Duomo. Secondo l'Antinori le due fontane ci sono sempre state tuttavia le prime documentate notizie a riguardo risalgono al 1300, epoca in cui si provvide alla messa in posa delle due vasche a seguito della costruzione dell'acquedotto e della selciatura della Piazza. Sempre l'Antinori cita un restauro della fontana Vecchia avvenuto nel 1380 a seguito di un terremoto. Una testimonianza iconografica della Fontana, per quanto vaga possa essere, ci è data dalla pianta prospettica del Fonticulano del 1575. Durante i lavori di restauro del 1676 la Fontana fu rialzata di tre gradini e dotata di quattro bocche d'acqua. Il terremoto del 1703 provocò gravi danni che vennero riparati nell'autunno del 1727 da Antonio Longhi e Benedetto Rigoli milanesi e da Matteo Volpini di Arischia, furono nel contempo apportate varie modifiche e la pietra aggiunta fu modellata dal mastro scalpellino Francesco Panetta di Poggio Picenze. Con l'ottocentesco programma di riqualificazione della Città, si provvide alla sistemazione delle Fontane, previa risoluzione del problema della reperibilità dell'acqua, che portò a due livellamenti del terreno effettuati dalla Ditta Tollis di Navelli. Infine il 20 agosto del 1834 fu sottoposto ad approvazione il progetto delle due Fontane redatto dal Tenente Colonnello del Genio Gennaro Loiacono. I lavori, iniziati immediatamente, furono interrotti tra il 1836 ed il 1838 per provvedere alla separazione dei due condotti. Durante l'interruzione la Fontana Vecchia, la prima ad essere ricostruita, subì furti ed atti vandalici come già avvenuto in precedenza. I lavori ripresero nel 1839 e terminarono nel 1844. Nel 1927 con l'entrata in funzione del nuovo acquedotto di Chiarino, che fece notevolmente aumentare la pressione dell'acqua, si rese necessario ampliare la vasca di raccolta rendendola più profonda con l'abbassamento del selciato e con l'aggiunta di un bordo in pietra dura. Nell'ottobre dello stesso anno si diede avvio ai lavori affidati alla ditta dei fratelli Massimo e Davide Fonte con la direzione artistica dello scultore Nicola D'Antino. I lavori prevedevano anche la protezione provvisoria della vasca con un parapetto in ferro. Le pietre necessarie, delle cave di Torretta e di San Gregorio, furono fornite dallo scalpellino Ugo Foschi. La fontana è a tre bacini sovrapposti e culmina il alto con la statua, raffigurante un giovane uomo che sorregge una conchiglia, realizzata dallo scultore Nicola D'Antino e posta in opera nel 1929. La statua è meno definita dal punto di vista tecnico ed artistico rispetto a quella posta sulla Fontana a capo Piazza ed è posta al centro di un catino sostenuto da uno stelo centrale. Quattro delfini, posti in opera nel 1931, gettano acqua nella sottostante vasca circolare e fungono da elementi di raccordo tra il catino ed il pilone centrale. La Fontana termina in basso con un grande bacino circolare ed ha l'impianto idraulico basato su pompe di sollevamento con serbatoio di accumulo; è stata restaurata alla fine degli anni '90 del secolo scorso.
 

 

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